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Il Coaching in Bridgestone

Roberta Gandini, HR Business Partner, Bridgestone Europe - South Region, ha raccontato al Seminario per Coach Professionisti sul Corporate Coaching , del16 Gennaio 2016, Il progetto di Coaching Positive Leader per la prima linea di Bridgestone Europe.

“Sono felice di raccontare un bellissimo progetto di Corporate Coaching in Bridgestone Italia Sales e di come sia stato determinante nel produrre uno scarto nel modo di essere professionisti e di costruire relazioni nella 1° linea dell’Amministratore Delegato. Faccio un passo indietro per spiegare il contesto in cui è nato questo progetto. Nella 2° metà del 2014 Bridgestone Europa ha iniziato un “viaggio di trasformazione” da una cultura tradizionale giapponese in cui il Manager è colui che traduce, ad ogni costo, gli impegni presi in obiettivi di risultato, ad una cultura globale che apprende attraverso la capacità dei suoi Leader di generare senso e crescita per le proprie persone arrivare in modo ai clienti.
Il cambio di cultura interna diventa funzionale al cambio di modalità di fare business e di porsi verso l’esterno. Ruolo determinante lo ha il potere della Leadership Trasformazionale, come afferta il nostro N.1 Europeo, una leadership capace di tirare fuori il meglio da ognuno e, così facendo, porta al miglioramento delle performance, ad un’organizzazione che apprende e che sa creare benessere per se e per le proprie persone. In questo scenario, le Risorse Umane vengono ad avere un ruolo fondamentale nel costruire un percorso di accompagnamento dei Leader finalizzato a concretizzare questo cambiamento. Il modo di tradurre questa visione di cambiamento è stato di costruire uno spazio di esperienza che non aveva a che fare con l’apprendimento di strumenti o tecniche, ma con lo sviluppo di nuove intenzioni, nuovi modi di significare la relazione con gli altri per creare nuovi scenari e possibilità. Scatenando in questo modo un effetto domino, ma al positivo, nell’organizzazione.
Avevo una chiara visione del perché e del cosa questo progetto dovesse contenere, non altrettanto sul come farlo fino a quando non ho conosciuto Domenico e il Coaching Umanistico. E’ stato da subito un incontro-confronto, uno sliding door, è stato un po’ come entrare in un corridoio spazio temporale in cui quello a cui ero abituata veniva messo in discussione. La dinamica, cliente vs fornitore, in cui l’azienda si presenta, da un briefing di cosa vuole fare, da indicazioni sul come (dinamicità, interattività, roleplay, esercitazioni, follow up, ....), a volte accenna al perché, e si aspetta indietro un progetto formativo veniva completamento ribaltata. Mentre io spingevo nella direzione di strutturare i contenuti, Domenico mi faceva domande per capire l’azienda, la cultura di riferimento, gli obiettivi, i bisogni, come mi posizionavo io verso questa visione di cambiamento e come i miei colleghi e nel fare questo, da un lato mi aiutava a qualificare la richiesta e, dall’altro, iniziava a sviluppare una relazione potente ed autentica, in cui il mio bisogno di capire e controllare il come avremmo sviluppato il progetto veniva già allenato nella co-costruzione del progetto stesso. In questo modo, mi stava facendo sperimentare, sia il modello del Coaching Umanistico.
Gia’ dopo i primi incontri ho capito che Domenico e il modello del Coaching Umanistico ci avrebbero permesso di raggiungere quel qualcosa di grande ed importante, lavorando sulla persona, sulla sua unicità, sulla realizzazione delle sue potenzialità e sviluppare così benessere e cambiamento organizzativo. Il progetto ha alternato momenti individuali e momenti di aula in cui il tema centrale è sempre stato l’allenamento delle potenzialità individuali e di gruppo, dando priorità, a seguito dell’analisi fatta, alla sfera delle relazioni. Cerco di dettagliare meglio gli effetti che questo progetto, tutto sommato contenuto in termini temporali, ci ha permesso di raggiungere:
- Facilità nel portare in aula la 1° linea del AD
- Feed Back positivo, in particolare, per l’idea dell’azienda di mettere al centro la persona e il suo senso di realizzazione, non il professionista e le sue competenze
- Cambio di linguaggio, parliamo sempre meno di problemi e sempre più di obiettivi di sviluppo, sempre meno di obiettivi di risultato e sempre più di obiettivi di performance, di costruzione di relazioni ed alleanze, di potenzialità , talenti e campi di allenamento
- Scarto nel posizionamento come professionisti, da gestori o risolutori di problemi della quotidianità a facilitatori di sviluppo, allenatori di potenzialità, sponsor di talenti
- Siamo tornati a parlare di talento e abbiamo iniziato a parlare di talenti, al plurale …
- Siamo tornati ad avere voglia di futuro, a dare un paradigma positivo all’incertezza, come spazio di allenamento e miglioramento.
Nel 2016 faremo sia un percorso per diventare Internal Coach con momenti di allenamento per diventare un gruppo di lavoro forte che produce risultati insieme e lo faremo sposando e sostenendo un progetto sulla giovanile della Pallacanestro Varese – Crescere Varese - di sviluppo delle potenzialità e dei talenti attraverso il comune modello del Coaching Umanistico.
Nella mia esperienza, quindi, ci sono 2 elementi che hanno reso questo progetto così dirompente, da un lato, la potenza del modello che mobilita la persona con le sue individualità, potenzialità e talenti e lo fa in una dinamica esponenziale, si lavora sull’ autoefficacia e autorealizzazione come moltiplicatore della autoefficacia e autorealizzazione degli altri e, dall’altro, l’essere speciale del Coach. Noi ci siamo, prima “innamorati” di Domenico e poi, attraverso la sua qualità, serietà, autenticità, centratura, arte e scardinante semplicità, abbiamo compreso e ricercato la nostra autenticità nel modello.
Abbiamo sviluppato una relazione unica con lui, che è passata attraverso fatica, disorientamento, stretching, apprendimento e poi felicità.”
Roberta Gandini, HR Business Partner, Bridgestone Europe - South Region